La città di Antananarivo appare caotica senza un briciolo di organizzazione e di rispetto di regole , tanto che ogni secondo bisogna suonare un clacson per avvisare del nostro passaggio ,e badate! I pedoni non hanno la precedenza! ci aspettano 420km e se sono tutti così non arriviamo più…
Dopo un lungo ma emozionante viaggio di buche simil dirupi , frenate da cappottamento, con scenari collinosi e cittadini, siamo giunti a fianarantsoa.
il primo a tirare un sospiro di sollievo è stato padre Albert, che per la prima volta guidava su una strada fuori dalla città per un percorso così lungo durato circa 9 ore ,nella buona parte delle quali ci siamo dovuti ancorare un po’ tra noi un po’ sul mezzo per non rovinare,causa scivolamenti continui e repentini in curva, su una signora che si era aggiunta nel viaggio per tornare a casa.
Dal finestrino cercavamo di catturare un immagine globale dello stato della popolazione,scorgendo la loro quotidianità nel lavoro e nella vita di relazione. È stato facile accorgersi che le loro attività principali sono la produzione del mattone, l’agricoltura che nella lottizzazione della coltivazione va ad incrementare l ordine di una natura già lineare e l’allevamento .
All’ occhio saltava anche lo stato di degrado,la povertà e la mancanza di una cultura igienica-sanitaria, nella difesa dell’individuo rispetto all’ambiente ben evidenziato dalla assenza di un sistema fognario che andasse a isolare e proteggere lo spazio di vita quotidiana da inevitabili contaminazioni sia dei generi alimentari che della persona .
EHI…….!!!! Approposito , un saluto speciale anche alla nostra giovane compagna di viaggio che per poter studiare ha dovuto sacrificare la vicinanza della famiglia e rendendoci partecipi della sua incontenibile gioia nel rientrare in Madagascar dopo 7 anni ha reso maggiormente viva la nostra emozione …..ed è stato il migliore benvenuto.